Oggi, 18 dicembre, il gruppo di esperti incaricato dal Commissario straordinario Silvia Costa ha presentato il Documento strategico per il recupero e la valorizzazione dell’ex carcere di Santo Stefano in Ventotene. Questo masterplan servirà a Invitalia per redigere lo studio di fattibilità che sarà ultimato entro gennaio 2021.
“L’ambizione è di fare del recupero dell’ex carcere un’occasione di sviluppo sostenibile e integrato dell’isola: il progetto non si limita solo al doveroso recupero dello straordinario patrimonio culturale, ma stiamo attivando fin da ora partenariati, accordi quadro, protocolli con università, archivi, centri di ricerca italiani ed europei per riuscire a realizzare un piano di attività e ricerca culturale e formativa”, ha detto Silvia Costa introducendo gli interventi degli esperti.
Per quanto riguarda i tempi di realizzazione del progetto, ha aggiunto: “entro giugno inizieranno i lavori e poco prima si lancerà il concorso internazionale di progettazione dell’intero complesso. Speriamo entro il 2024, al massimo 2025, di realizzare un luogo per la next generation di europei, che generi futuro per l’intera comunità di Ventotene”.
Il masterplan parte da tre grandi principi che ispirano il progetto in una visione integrata, in linea con le idee di Costa, di un’Europa possibile: i diritti umani, la storia e il Mediterraneo. Sono state analizzate le varie funzioni della valorizzazione dell’ex carcere: in primis le visite al carcere, ma anche tante attività di formazione e di ricerca, eventi, residenze e produzioni artistiche.
Gli esperti incaricati – Stefano Baia Curioni, Università Bocconi di Milano e Direttore della Fondazione Palazzo Te di Mantova, Rita Biasi, Università della Tuscia, Francesco Collotti, Università di Firenze, Marco Causi, Università Roma 3, Alessandro Leon e Elena Alessandrini, Associazione Economia della Cultura – hanno presentato la loro idea per il futuro di Santo Stefano a partire dalla visita al carcere.
Una volta sull’isola, dall’approdo della Marinella, i visitatori percorreranno la salita che porta al Panopticon e, come ricorda Baia Curioni, “già arrivare a Santo Stefano è un’esperienza unica”. Negli spazi dell’avancorpo della struttura si troverà l’area museale che sarà dedicata al progetto architettonico originario, alle storie di chi ha vissuto il carcere e all’esperienza di direzione carceraria di Eugenio Perucatti, con una sezione dal titolo “Il carcere modello”.
Il museo sarà ricco di documentazioni e fotografie e lo storytelling sfrutterà anche le nuove tecnologie, grazie alla realtà aumentata. Francesco Collotti ha aggiunto: “Si potranno vedere le celle. Si cercherà anche di acquisire i manufatti che sarà possibile recuperare in un’ottica di memory sharing e di storia pubblica. Si deve passare da una logica del puro monumento a quella di documento. Per questo all’interno del corpo di guardia verranno fatte delle ipotesi per la messa in opera della memoria, non soltanto celebrativa”.
La visita continuerà poi all’interno del Panopticon, che sarà restaurato con interventi “leggeri” in grado di recare traccia della stratificazione del tempo e degli eventi, mantenendo l’aura del luogo, il dolore e la rovina, salvaguardando la natura dei luoghi e la stessa forza della memoria. Gli esperti immaginano anche un’istallazione artistica che interagisca organicamente con il lavoro di salvataggio e conservazione del monumento e che sposti lo sguardo dal dolore alla redenzione. Nel corpo di guardia sarà realizzata anche una sala dedicata al valore simbolico dell’arcipelago dal punto di vista europeo, sull’idea di Europa che il Manifesto di Ventotene contribuì a immaginare e uno spazio per i convegni e per le proiezioni cinematografiche.
All’uscita dalla sala proiezioni si scenderà alla casina dove un tempo si trovava la centrale termica: lì sarà realizzato un museo del paesaggio con il compito di illustrare la dimensione naturalistica dell’isolotto, con riferimenti alla storia del paesaggio, delle coltivazioni, della fauna e del mare. Nel torrione di destra si troveranno aule studio per i workshop e un centro di documentazione che ospiterà anche l’archivio digitale dell’ex carcere. Seguendo il percorso di visita all’esterno del carcere si troverà uno spazio di servizio con un bar e un punto ristoro.
“Santo Stefano non sarà un luogo soltanto celebrativo ma anche di sperimentazione e ricerca. Parte integrante del progetto sarà la creazione di laboratori e quindi anche di residenzialità”, ha sottolineato Collotti. Ci saranno un massimo di 70 posti letti nell’ex casa del direttore, nell’ex lavanderia e negli ex spogliatoi del campo da calcio.
“La cosa importante è che durante tutto il periodo dei lavoro questo luogo sarà visitabile”, ha detto il professore Collotti ricordando in questo senso che il cantiere stesso farà scuola e sarà parte del programma di formazione.
Infine gli esperti hanno pensato a un percorso naturalistico nella parte di proprietà demaniale, fino al cimitero, con opere sonore e visive che accompagnino il visitatore. “Anche quella sarà un’esperienza estremamente suggestiva perché il cimitero rappresenta in sé una grande occasione di pensiero e riflessione”, ha sottolineato Baia Curioni. E Rita Biasi ha evidenziato l’importanza di ricreare un nuovo rapporto tra architettura e natura, anche attraverso il recupero funzionale del giardino della casa del direttore con la realizzazione di un giardino Mediterraneo, crocevia di biodiversità, in modo che questo spazio torni a essere un luogo di incontro per le persone.
Alessandro Leon ha poi spiegato quali numeri di visitatori gli esperti si aspettano una volta che il progetto sarà realizzato, “il volume di pubblico che l’isola di Santo Stefano potrebbe ospitare”. Per le visite al carcere e sull’isola si stimano 36.000 visitatori annui. Per gli eventi culturali e gli spettacoli si immaginano 5.400 spettatori paganti annui. E infine per i pernottamenti fino a 1.200 utenti l’anno, divisi tra i gruppi scolastici e associativi, ricercatori e artisti.
Ovviamente, questi numeri si riferiscono a un intero anno, anche se la concentrazione maggiore si prevede per i mesi estivi perché nel periodo invernale si prevede che l’isola sia chiusa. Per lo stesso motivo, saranno pochi i dipendenti fissi, ma molti i servizi esternalizzati. “L’impatto su Ventotene, a livello di forza lavoro, sarà comunque enorme”, spiega il professore Leon. Gli esperti stimano infatti che la gestione dell’intero complesso produrrà “un’occupazione diretta derivante dai servizi esternalizzati pari a circa 41 unità di lavoro equivalenti”.
Costa ha poi illustrato il cronoprogramma che fissa il 2025 come termine ultimo degli interventi. Il Commissario ha concluso l’incontro con queste parole: “È stata una grande fatica ma ne è valsa la pena. Ci sono anche tante altre idee dietro a questo progetto a cui nel tempo daremo gambe e cuore”.
Giulia Ciancaglini