Associazione per Santo Stefano in Ventotene ONLUS
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LA STORIA DEL PROGETTO DI RECUPERO

La storia dei tentativi per recuperare il carcere di Santo Stefano è stata per oltre mezzo secolo una storia di fallimenti. Dopo la sua chiusura nel febbraio 1965, per molti decenni la struttura è stata dimenticata e abbandonata all’incuria, ai vandalismi e agli eventi atmosferici. Solo nei primi anni di questo secolo la Regione Lazio ha stanziato dei fondi per il restauro di alcune parti dell’ex ergastolo. I lavori sulla facciata d’ingresso e sulla cappella, effettuati con tecniche inadeguate, si sono presto rivelati inutili, mentre quelli previsti per il restauro della palazzina della direzione non sono mai iniziati. Anche alcuni studi avviati per immaginare una destinazione d’uso della cittadella carceraria non sono mai arrivati allo stadio esecutivo.

Nel gennaio 2011 un gruppo di privati cittadini con esperienze professionali diverse, con il sostegno di alcuni abitanti dell’isola, ha presentato all’Amministrazione comunale di Ventotene un appunto corredato da documentazione e riferimenti, che proponeva ipotesi di recupero e di utilizzo sostenibile del complesso carcerario. Questo documento è stato fatto proprio dalla Giunta comunale con un‘apposita delibera. La struttura di missione per il 150° anniversario dell’unità d’Italia ha anche effettuato dei sopralluoghi tecnici a Santo Stefano ma il verdetto è stato ancora una volta negativo: troppi soldi erano necessari anche solo per un restauro conservativo degli edifici.

Molti di quei cittadini, insieme ad altri appassionati volonterosi, non si sono però dati per vinti e alcuni anni dopo hanno promosso l’Associazione per Santo Stefano in Ventotene.
Nel maggio 2016 l’evento che sembra rappresentare una svolta per il futuro di Santo Stefano: il Governo italiano, nell’ambito del Piano Stralcio Cultura e Turismo, stanzia 70 milioni di euro per il recupero e la valorizzazione dell’ex ergastolo. È l’inizio di un progetto che per oltre tre anni non decolla, nonostante nell’agosto 2017 sia stato firmato da tutte le istituzioni competenti un apposito Contratto di sviluppo e sia stato avviato un Tavolo permanente presso la Presidenza del Consiglio che in due anni e mezzo si è riunito solo tre volte senza prendere decisioni operative.

Finalmente nel gennaio 2020 il Governo nomina un Commissario straordinario nella persona di Silvia Costa, già parlamentare italiana ed europea. È l’inizio di una nuova fase che in tre anni porta a importanti passi avanti nel progetto di recupero, la cui conclusione è prevista per il 2026.

Qui una cronistoria dei principali fatti che dal 2015 ad oggi hanno scandito l’accidentato percorso che speriamo possa portare un giorno a salvare e far rivivere Santo Stefano. Non è un’impresa impossibile, come testimoniano monumenti di analoga complessità che in altri luoghi del nostro paese sono stati recuperati e valorizzati.

Author: Pier Vittorio Buffa

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