โLโex carcere di Santo Stefano รจ un luogo straordinario, non possiamo permetterci di dimenticare quello che รจ stato, per lโEuropa e per le riflessioni che ha ospitato sullโergastolo e sulla penaโ. Parole di Emma Bonino, oggi senatrice e leader del partito +Europa, ministro del Commercio internazionale e delle Politiche europee del governo Prodi, degli Affari esteri con Enrico Letta, ma anche ex eurodeputata e Commissario europeo. A guardare il suo infinito curriculum vitae, si finisce per pensare che Bonino faccia rima con Europa. E anche il mondo dietro le sbarre non lโha mai lasciata indifferente. Ha portato in piazza e nelle aule del Parlamento una battaglia contro l’ergastolo e ha sempre parlato di un’idea positiva della pena. Europa e carcere vivono insieme non soltanto a Ventotene, ma anche nella storia politica di Emma Bonino.
Per lei che importanza puรฒ avere per il futuro dellโEuropa lo sviluppo di un โpolo europeoโ in un posto simbolicamente cosรฌ importante come il piccolo arcipelago Ventotene-Santo Stefano?
“La storia e la memoria sono sempre elementi fondamentali per progettare il futuro. Quindi, tenere viva la memoria di Ventotene, del ruolo dei nostri esiliati, del manifesto e di tutto il resto, รจ certamente un elemento molto importante. Non sono cose che vanno dimenticate”.
A quali usi potrebbe esser destinato lโex ergastolo una volta messo in sicurezza e ristrutturato?
“Da un lato bisogna valorizzare la storia di chi per primo ha immaginato lโEuropa. Dallโaltro, per renderlo vivo oggi e non solo nella memoria storica, lo stesso luogo potrebbe ospitare un istituto di politica estera o di politica europea. Lโex carcere รจ un luogo che va recuperato e valorizzato, sulle modalitร immagino che i promotori dellโiniziativa abbiamo parlato e discusso molto. Senza dubbio le difficoltร logistiche sono molte. Io, francamente, non ho mai pensato a questa cosa, ma lโipotesi di assegnare a ciascun paese membro della Ue una ex cella perchรฉ diventi un piccolo stand di una sorta di Expo-Europa permanente mi sembra interessante. Ma con dei limiti diplomatici…”.
In che senso?
“Lโidea mi piace molto ma richiede un lavoro diplomatico straordinario. Innanzitutto bisogna avere il nulla osta del Comune e della Regione, anche dal punto di vista finanziario. Dopo di che รจ evidente che per la stessa sostenibilitร finanziaria bisognerร fare un lavoro di contatto e di verifica con gli altri paesi membri, a partire dagli ambasciatori che stanno a Roma”.ย
Quindi, per lei, sarebbe importante se si instaurasse un rapporto proficuo tra le istituzioni europee e una futura istituzione che gestisse lโarcipelago dove รจ nata lโidea di Europa?
“Certo e da subito. Far partecipare altri significa coinvolgerli sin dallโinizio nel progetto. Secondo me non funziona se il progetto viene pensato da qualcuno che poi lo offre, diciamo cosรฌ, allโEuropa. Se vogliamo farne una questione europea, un punto di riferimento storico per tutta lโEuropa, almeno gli ambasciatori dei 6 paesi fondatori vanno coinvolti da subito per vedere quali sono eventuali reazioni e controproposte. Non รจ semplice ma so che Silvia Costa sta lavorando anche su questi delicati rapporti diplomatici”.
In che modo si puรฒ valorizzare il fatto che il recupero dell’ex carcere dovrebbe essere contemporaneo alla Conferenza sul futuro dell’Europa?
“Questa coincidenza fa parte di un processo simbolico importante che ha un suo ruolo. Puรฒ entrare come un elemento importante ma credo che lโultima cosa che bisogna fare, anche in questo caso, รจ andare avanti da soli. Il Movimento Europeo, per esempio, fa le scuole a settembre sullโEuropa a Ventotene e anche quella รจ sicuramente unโassociazione che va coinvolta”.ย
Che ruolo potrebbe avere lโex ergastolo nella narrazione della detenzione nellโEuropa di ieri, di oggi e di domani?
“Lโex carcere di Santo Stefano รจ un luogo particolare, che ha piรน storie da conservare. Allo stesso tempo, รจ un punto di riferimento su vari temi… Basti pensare al problema dellโergastolo. E di questo bisognerebbe continuare a parlare, oggi come al tempo di Perucatti”.
Crede che le riforme di Eugenio Perucatti, direttore di Santo Stefano dal 1952 al 1960, andrebbero studiate anche oggi? Cosa cโรจ in loro di attuale?
“Le riforme di Perucatti non vanno assolutamente dimenticate, ma anzi attualizzate. Per questo รจ bello immaginare un luogo dove si possa ripensare allโistituto carcerario e alla detenzione e ricordare che il carcere รจ la privazione della libertร ma non รจ la privazione della dignitร . Nelle nostre carceri, spesso sovradimensionate e sovraffollate, la dignitร , la salute e la privacy non esistono quasi piรน. La memoria di Perucatti e un luogo di studio potrebbero aiutare a fermare una deriva molto giustizialista e manettara che io vedo avanzare insieme alla cultura del sospetto. E che mi spaventa. La storia di un carcere ci puรฒ far riflettere sul valore del carcere anche a livello politico”.
Che valore puรฒ avere anche politicamente conservare quella memoria?
“Bisognerebbe riadattare quella memoria alle tre tematiche di oggi. Partire dal sovraffollamento che รจ lโelemento essenziale che rende impossibile qualsiasi riforma vera. E poi la grande questione della prescrizione, su cui abbiamo parlato a lungo inutilmente. E infine quella della presunzione dโinnocenza, che รจ scritta nella nostra Costituzione, ma mi sembra venga additata sempre meno. Dobbiamo comunque continuare a studiare e conoscere quella storia per per progettare le riforme di domani”.ย
Giulia Ciancaglini