Associazione per Santo Stefano in Ventotene ONLUS

FUGA DA SANTO STEFANO: il secondo volume della collana della nostra Associazione scritto da Buongiorno

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FUGA DA SANTO STEFANO: il secondo volume della collana della nostra Associazione scritto da Buongiorno

Fuga da Santo Stefano di Vittorio Buongiorno è il secondo volume della collana 99celle curata dalla nostra Associazione ed edita da Ultima Spiaggia. È stato presentato a Ventotene davanti alla libreria di Fabio Masi in occasione della tredicesima edizione del festival letterario ‘Gita al Faro’, sabato 22 giugno alle ore 19.

 

Il libro racconta le storie di chi era riuscito a fuggire dall’ex ergastolo borbonico, e di chi ci aveva anche solo provato.

La Alcatraz italiana. Così, nel passato, è stato definito l’ergastolo di Santo Stefano, il carcere borbonico costruito su un isolotto a un miglio da Ventotene e a venti miglia dalla costa. Una fortezza in mezzo al mare dalla quale è impossibile fuggire. O quasi. Perché, in realtà, nei quasi due secoli di storia del penitenziario, non sono stati pochi i detenuti evasi. Qualcuno è arrivato in terraferma, di altri non si sono avute più notizie, altri ancora sono stati ritrovati nascosti sulla piccola isola. Fuga da Santo Stefano ricostruisce le loro storie basandosi soprattutto, e per la prima volta, sui documenti dell’archivio del carcere, adesso consultabili presso l’Archivio di Stato di Latina. Storie di astuzia e di coraggio, di sfortuna e di disperazione. C’è il saltimbanco che arriva a Ischia su una barchetta che ha un lenzuolo come vela. Ci sono il bandito e l’assassino che sostengono di essere arrivati a terra su due pneumatici di camion. E chi scompare per sempre, forse in mare, forse dove nessuno lo avrebbe più trovato. Storie individuali che si intrecciano, come in un giallo, con le vicende di un carcere che da “tomba dei vivi” era diventato, negli anni Cinquanta, un carcere modello.

Pier Vittorio Buffa lo aveva annunciato lo scorso anno, sempre durante il festival Gita al Faro: “Il prossimo volume sarà dedicato alle clamorose evasioni dallo scoglio di Santo Stefano. Lo scriverà Vittorio Buongiorno, che ha condotto una ricerca molto accurata”, aveva detto ricordando il senso della collana: salvare l’ex ergastolo non soltanto per le sue mura ma per tutti gli uomini che vi avevano vissuto, per non dimenticare le loro storie, le loro sofferenze e il sacrificio di chi vi era stato rinchiuso solo per le sue idee. In poche parole, conoscere per non dimenticare.

“Tutto è cominciato con una visita a Santo Stefano, con le storie degli ergastolani raccontate da Salvatore Schiano di Colella. È così che mi è venuta voglia di approfondire le vicende legate alle evasioni avvenute nel Novecento, alcune più note, altre meno – racconta Buongiorno – Ho prima messo insieme tutti gli articoli usciti sui maggiori quotidiani italiani, poi sono andato a cercare le carte all’Archivio di Stato di Latina che nel frattempo aveva messo a disposizione il fondo dell’ergastolo di Santo Stefano. È stata una ricerca lunga, spesso complicata, per mesi infruttuosa: poi a poco a poco ho trovato i rapporti delle guardie e del direttore, le informative di polizia e carabinieri, i ‘marconigramma’ inviati per comunicare lo stato delle ricerche. È stato un viaggio affascinante, a volte sorprendente, a volte triste e drammatico, sono le vicende di condannati all’ergastolo, rapinatori, omicidi, che pure sull’isolotto negli anni della direzione di Eugenio Perucatti avevano trovato una dimensione umana, venivano trattati con dignità e con rispetto e alcuni di loro, dopo la fuga e la cattura, non esitarono a ribadirlo pubblicamente”. E poi spiega al pubblico di Gita al faro come ha portato avanti la sua ricerca e quanto sono stati importanti i giornali come fonte: “Man mano che i giornali vengono digitalizzati, mettiamo la sicuro tantissime storie del nostro passato che rischierebbero di essere perse. Per scrivere questo libro ho fatto una grande ricerca tra le cronache del tempo”.

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Vittorio Buongiorno, l’autore di questo volume, è nato a Roma nel 1963 e vive a Latina da trent’anni. La vita in provincia è cominciata quando Il Messaggero, dopo un breve periodo nella redazione romana, lo ha assunto a Ravenna, trasferendolo poi a Latina, quindi a Frosinone e di nuovo a Latina dove è tutt’ora responsabile della redazione locale. Da molti anni ha un romanzo nel cassetto che intreccia due dei temi più sentiti della sua vita: la storia del Novecento e il calcio. Questo è il suo primo libro.

 

La prefazione del libro:

“Dall’ergastolo di Santo Stefano è impossibile evadere”. Lo sostenevano i Borbone che costruirono il penitenziario nella seconda metà del Settecento. Un’affermazione fatta proprio da chi venne dopo, tramandata nell’Ottocento e poi nel Novecento. Presa per buona anche dal regime fascista dopo il 1922. D’altra parte, non c’era mai stato nessuno che aveva raccontato di esserci riuscito, di essere evaso dal penitenziario arrampicato sull’isolotto davanti a Ventotene. Anche Luigi Settembrini, il patriota risorgimentale, fallì nel tentativo. Eppure, l’ergastolo di Santo Stefano è uno dei pochi penitenziari a non avere un muro di cinta. Non ne aveva bisogno. Sferzato dai venti e dalle mareggiate, a venti miglia dalla costa pontina era “una tomba”, come scrisse Settembrini. “Un chicco d’inferno sulla terra”, vergò un ergastolano sul muro di una grotta. Un luogo di pena e di sofferenze dove venivano rinchiusi i detenuti più pericolosi, gli incorreggibili, gli specialisti delle evasioni. Dopo la chiusura dell’ergastolo, nel 1965, l’archivio della casa penale era stato trasferito nel carcere di Cassino e di fatto dimenticato, fino a quando la rinnovata attenzione su Santo Stefano ha spinto l’allora Commissario straordinario del governo per il recupero e la valorizzazione dell’ex carcere borbonico, Silvia Costa, e l’Archivio di Stato di Latina a chiederne il trasferimento nel capoluogo pontino con l’obiettivo di inventariare i fascicoli e cominciare a studiarli. Così oggi, sfogliando quei documenti, nelle schede dei detenuti, si possono trovare con una certa frequenza le annotazioni come “sorvegliare attentamente”, “fare attenzione detenuto pericoloso”, “controllare a vista”. È facile immaginare che in molti provarono a scappare ma non se ne è avuta notizia. Lo conferma Giuseppe Mariani, l’anarchico condannato all’ergastolo per l’attentato al Teatro Diana di Milano del 1921 in cui morirono 21 persone e 80 furono i feriti. Mariani, che aveva dedicato gli anni passati in carcere allo studio, graziato nel 1946 e tornato libero, raccontò le sue esperienze in due libri. In quello intitolato ‘Il mondo degli ergastoli’, pubblicato nel 1954, diede voce alle fughe, anche quelle solo immaginate: “Fra questi pericolosi ve ne sono ce come arrivano a Santo Stefano, vedendo che l’ergastolo non ha il muro che di regola circonda ogni edificio penale, pensano subito di evadere, e non si daranno pace finché non si saranno esperimentati nell’impresa”. Un tarlo, un’ossessione, un pensiero fisso. Il rumore del mare nelle orecchie tutto il giorno, contribuiva ad alimentare i sogni di libertà: i detenuti non potevano vederlo dalle finestrelle a bocca di lupo, ma sapevano che c’era, che la libertà era a un passo. Lo stesso mare che, come vedremo, si rivelò ostacolo insormontabile per tutti quei reclusi che provarono a fuggire “si era dimostrato nella pratica, il più insuperabile di tutti i muri”. Per un secolo e mezzo però non abbiamo neppure notizie di tentativi, a parte Settembrini. Ma è difficile credere che nessuno ci abbia provato, più facile immaginare che le evasioni siano finite nel modo peggiore, con la morte del detenuto, ucciso o suicidato per non lasciar tracce né della fuga, né dell’epilogo. Poi, negli anni Trenta, proprio nel momento in cui la propaganda fascista e il controllo dell’informazione erano diventati ossessivi, il muro di silenzio si incrinò lasciando intravedere tracce di evasioni che oggi è possibile ricostruire. Altro ce ne sono state nei decenni successivi e hanno contribuito non poco a mettere fine alla storia della casa penale.

Il libro si trova in libreria e sulle piattaforme online
Amazon
Libraccio
Mondadori store
Ibs

Author: Giulia

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