Associazione per Santo Stefano in Ventotene ONLUS

UCCIDI IL TIRANNO: il terzo volume della collana della nostra Associazione scritto da Buffa, Manfellotto e Santilli

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UCCIDI IL TIRANNO: il terzo volume della collana della nostra Associazione scritto da Buffa, Manfellotto e Santilli

Uccidi il tiranno di Pier Vittorio Buffa, Bruno Manfellotto e Anthony Santilli è il terzo volume della collana 99celle curata dalla nostra Associazione ed edita da Ultima Spiaggia. È stato presentato a Ventotene davanti alla libreria di Fabio Masi in occasione della tredicesima edizione del festival letterario ‘Gita al Faro’, giovedì 20 giugno alle ore 19.

 


Il libro racconta le storie di tre detenuti “eccellenti” rinchiusi nell’ex ergastolo di Santo Stefano, tre persone che avevano tentato di “uccidere il tiranno”.

L’ergastolo di Santo Stefano è sempre stato considerato un carcere “speciale”. “Speciale” perché era difficilissimo fuggirne: in mezzo al mare, senza approdi naturali è stato anche soprannominato, proprio per questo, l’Alcatraz italiana o la nostra Caienna. “Speciale” perché la sua posizione e il totale controllo sui reclusi che consente lo ha reso un carcere “efficiente” in cui rinchiudere le persone considerate più pericolose per l’ordine costituito, i nemici dello Stato. Primi tra tutti coloro che lo hanno attaccato direttamente con bombe, coltelli, rivoltelle. Il più famoso è senz’altro l’uomo che uccise il re Umberto I a Monza, il 29 luglio del 1900: Gaetano Bresci, l’anarchico venuto dall’America proprio per compiere questa missione. Prima di essere ucciso dalla rivoltella di Bresci, Umberto I aveva rischiato di essere pugnalato da Pietro Acciarito, un fabbro anarchico di Artena, vicino Roma. Era il 22 aprile 1897: il suo tentativo fallì e Acciarito venne immediatamente arrestato. La sua storia di attentatore resterebbe tutta racchiusa in quegli attimi se intorno alla sua persona non si fosse imbastito uno dei più complessi e oscuri complotti di quel periodo. Per questo ad Acciarito abbiamo dedicato il primo capitolo di questo libro. Salito al trono Vittorio Emanuele III, diventa lui l’obiettivo di un altro aspirante regicida, Antonio D’Alba: il 14 marzo 1912 spara due colpi di rivoltella contro il re, ma ferisce soltanto un ufficiale dei corazzieri e un cavallo. Anche per lui si aprono le porte della “tomba dei vivi”, di Santo Stefano, dove resta fino al 1921, quando viene graziato. Giuseppe Mariani è invece l’uomo che, insieme ad altri, il 23 marzo 1921, piazzò la bomba al teatro Diana di Milano. Fu una strage: 21 morti e 80 feriti. Arrestato e condannato all’ergastolo viene rinchiuso a Santo Stefano dove resta per 24 anni durante i quali legge, studia, osserva e scrive. Ci ha lasciato due libri che sono l’opera più preziosa per ricostruire le vicende dell’ergastolo durante il fascismo e la Seconda guerra mondiale. Tito Zaniboni, a cui è dedicato il terzo capitolo, ha una storia a sé. Ufficiale, combattente della Grande Guerra, pluridecorato, socialista, Zaniboni è l’attentatore che non ha mai attentato, l’uomo che voleva uccidere Mussolini ma che non ha mai premuto il grilletto, lanciato una bomba, alzato un pugnale. Venne arrestato prima che, da una finestra davanti al balcone di Palazzo Chigi dal quale il duce avrebbe parlato, imbracciasse il fucile destinato a cambiare la storia d’Italia. Era il 4 novembre 1925.

 

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“Ogni anno mi sorprendo di quanto la storia di Santo Stefano si intrecci con la storia d’Italia – spiega Pier Vittorio Buffa durante la presentazione- nella scrittura di questo volume, scritto a sei mani con Anthony Santilli e Bruno Manfellotto, abbiamo deciso di scrivere tre storie di attentatori. Abbiamo scelto però di non raccontare la vicenda di Gaetano Bresci, il regicida, perché è stata già molto raccontata, ci sono libri enormi che ricostruiscono minuto per minuto la sua vita”. A Buffa è stata affidata la storia di Giuseppe Mariani, “che uccide per errore degli innocenti, convinto di uccidere invece Mussolini”. “Siamo nel ‘21, lui è un anarchico lombardo, con il suo gruppo immagina un attentato al teatro Diana, che aveva accanto un albergo, loro avevano saputo che Mussolini andava lì a dormire. Volevano ucciderlo mettendo una bomba sotto la stanza, che è però collegata al teatro, loro aspettano una notizia che non arriva, vogliono la scarcerazione del leader anarchico Malatesta – racconta – moriranno 21 persone, 80 rimasero ferite”. E ci rivela che Mariani, dopo Settembrini, fu il più grande cronista di Santo Stefano.

“Non è facile andare a indagare i personaggi, ci sono dei tabù in termini di società civile, il carcere è un ‘non luogo’, chi studia non ha le fonti per ricostruire il punto di vista delle persone detenute. In questo libro invece siamo riusciti grazie alle fonti a ricostruire con empatia ciò che provavano”, aggiunge Anthony Santilli che ha studiato la vita di Pietro Acciarito, un anarchico italiano noto per il suo tentativo di accoltellare il re Umberto I d’Italia, nel 1897. Arrestato e processato, fu condannato all’ergastolo e finì a Santo Stefano. “Credeva che l’unica cosa da fare fosse tagliare la testa al serpente, ovvero al re, e cerca di farlo in maniera molto gaffa sulla via Appia – spiega Santilli – la cosa più interessante è quello che succede dopo: lui diventa capro espiatorio degli anarchici e dei rivoluzionari. Decidono di utilizzare quel caso per colpire tutti quelli che stavano contestando le politiche sociali del regno d’Italia”. L’inganno di Acciarito è legato anche dalla storia d’amore con la sua ragazza di nome Pasqua.

La vita di Zaniboni è diversa, lui è l’attentatore che non ha mai attentato. E Loredana Lipperini, direttrice del festival Gita al faro, l’ha riassunta così: “Aver visto sparire e poi morire il proprio migliore amico, in quel caso Giacomo Matteotti, aver pensato di uccidere Mussolini e finire rinchiuso insieme agli stetti attentatori di Matteotti nel carcere di Regina Coeli, a Roma”. L’ha scritta per questo terzo volume della collana 99celle Bruno Manfellotto.

Pier Vittorio Buffa ha scritto Non volevo morire così. Santo Stefano e Ventotene. Storie di ergastolo e di confino, (Nutrimenti, 2017), e, con Anthony Santilli, il primo volume di questa collana, Novantanove celle. Tra gli altri suoi libri: Al di là di quelle mura (Rizzoli, 1984, con Franco Giustolisi), Io ho visto (Nutrimenti, 2013) e i romanzi Ufficialmente dispersi (Marsilio, 1995; Transeuropa, 2010; Piemme, 2022) e La Casa dell’uva fragola (Piemme, 2023).

Bruno Manfellotto, napoletano, giornalista, ha lavorato a Paese Sera e a Panorama. Ha diretto la Gazzetta di Mantova, il Tirreno e L’Espresso ed è stato direttore editoriale dei quotidiani locali del Gruppo Espresso. Per lo stesso gruppo ha progettato e curato libri sul Sessantotto e sul terrorismo; le biografie di Kennedy, Berlinguer, Pasolini, Che Guevara; e una storia della sinistra italiana in quattro volumi. Ha pubblicato Sprofondo Nord – Viaggio nella Padania che non ti aspetti (Sper ling & Kupfer, 2003).

Anthony Santilli è storico per l’ANPPIA Nazionale, Referente del Centro di ricerca e documentazione sul confino politico e la detenzione – isole di Ventotene e S. Stefano, coordinatore scientifico della Rete delle isole di confino. Sul tema ha curato tra gli al tri il volume Biografia di una prigione. L’Ergastolo di Santo Stefano in Ventotene (secc. XVIII-XX) (Ultima Spiaggia, 2018), e, con Enrico Serventi Longhi, Stampa coatta. Giornalismo e pratiche di scrittura in regime di detenzione, confino, internamento (All Around, 2020). Per questa collana ha scritto con Pier Vittorio Buffa il primo volume, Novantanove celle.

Author: Giulia

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