Novantanove celle. L’ergastolo di Santo Stefano in Ventotene, di Pier Vittorio Buffa e Anthony Santilli, è il primo volume della collana 99celle curata dalla nostra Associazione ed edita da Ultima Spiaggia. Qui la prefazione del libro.
Il libro si trova in libreria e sulle piattaforme online
Amazon
Libraccio
Mondadori store
Ibs
Qui sotto la cronaca della prima presentazione tenutasi a Ventotene sabato 22 giugno, nell’ambito del Festival letterario “Gita al faro”.
Dal giorno del 1793 in cui ne fu decisa la costruzione fino al 1965, quando l’ergastolo di Santo Stefano in Ventotene voluto dai Borbone veniva definitivamente chiuso. Ecco quale pezzo di storia racconta il libro Novantanove celle, scritto da Pier Vittorio Buffa e Anthony Santilli, primo volume di una collana curata dalla nostra Associazione, pubblicata dalla casa editrice Ultima Spiaggia e che si chiama come questo primo volume, 99celle. Novantanove è una sorta di numero chiave nella storia dell’ex ergastolo perché l’ergastolo, appena costruito, aveva tre piani con trentatré celle ciascuno. La collana, Stefano Cipolla ne ha curato il progetto grafico, è stata ideata per raccontare in modo semplice ma documentato quello che è successo dalla fine del Settecento in poi sull’isolotto. Per leggere da lì, da questo osservatorio speciale, i passaggi cruciali della storia del nostro paese: i moti risorgimentali, il fascismo, la guerra …
Il libro, fresco di stampa, è stato presentato a Ventotene davanti alla libreria di Fabio Masi in occasione della dodicesima edizione del festival letterario ‘Gita al Faro’. A condurre l’incontro con Buffa e con il presidente della nostra Associazione, Guido Garavoglia, è stata la direttrice del festival, Loredana Lipperini.
“La mia passione e il mio interesse per la storia dell’ex ergastolo sono nate quando Fabio Masi mi suggerì, anni fa, di andare a vedere l’archivio del carcere che allora era conservato nel penitenziario di Cassino – ha raccontato il giornalista e scrittore Pier Vittorio Buffa – Mi immersi nella lettura dei fascicoli dei detenuti, ricostruii le storie di molti di loro e scrissi il libro Non volevo morire così. Ma lì, nella stanza del carcere di Cassino dove consultai quelle carte, capii in modo quasi tangibile, fisico, che quell’ex ergastolo andava salvato non solo per le sue mura ma per tutti gli uomini che vi avevano vissuto, per non dimenticare le loro storie, le loro sofferenze e il sacrificio di chi vi era stato rinchiuso solo per le sue idee. Questo libro serve a questo: uno strumento agile per conoscere, per non dimenticare”. E tante sono le storie ancora da studiare, da approfondire, da raccontare nei dettagli. “Il prossimo volume, per esempio, sarà dedicato alle clamorose evasioni dallo scoglio di Santo Stefano. Lo scriverà Vittorio Buongiorno, che ha condotto una ricerca molto accurata”, annuncia Buffa.
Visualizza questo post su Instagram
“La storia di Santo Stefano ci insegna che la memoria è uno dei beni più importanti per una comunità e che non bisogna correre il rischio di perderla, in ogni caso, nel bene e nel male, per capire e contribuire al miglioramento della vita della comunità stessa – continua Buffa – Se domani decidessero di abbattere l’ex carcere, paradossalmente non ci sarebbe niente di male, non ci sarebbe alcun motivo di opporsi, perché ad oggi non serve a nulla. Ma deve rimanere lì, a tutti i costi, perché è un testimone di memoria. Ecco perché quelle pietre devono restare esattamente dove sono e devono essere messe in condizione di raccontare la loro storia, oserei dire di parlarci”. E questi volumi, uno dopo l’altro, aiuteranno a mettere in salvo la memoria di un luogo così ricco di storia.
Guido Garavoglia, presidente della nostra Associazione, ha raccontato come è nata l’idea di unirsi per cercare di salvare dalla rovina il carcere di Santo Stefano: “Ogni anno, con un gruppo di amici appassionati di Ventotene, tornavamo sull’isola e trovavamo l’ex ergastolo in condizioni sempre più precarie. Abbiamo così deciso che bisognava tentare di fare qualcosa per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni”. Questo impegno, poi concretizzatosi con la nascita dell’Associazione, negli anni ha dato i suoi frutti: nel maggio 2016 il governo italiano ha stanziato 70 milioni di euro per il restauro e la valorizzazione dell’ex ergastolo. Per oltre tre anni tutto è rimasto fermo, poi nel gennaio 2020 con la nomina di un Commissario straordinario nella persona di Silvia Costa è iniziata una nuova fase che ha portato fino a gennaio di quest’anno a importanti passi avanti nel progetto di recupero, la cui conclusione è prevista per il 2025.
Sono in corso i lavori di messa in sicurezza e restauro del complesso carcerario e a breve dovrebbe essere aggiudicato in via definitiva il concorso internazionale di progettazione.
“Noi ci auguriamo che l’attuale governo voglia proseguire lungo il percorso iniziato e secondo i tempi previsti. La nostra Associazione – ha concluso Garavoglia – continuerà a essere un centro propulsore di idee, come dimostra questa collana di pubblicazioni sull’ex ergastolo, nata dall’attività di ricerca sulla storia di Santo Stefano svolta negli ultimi anni. Senza dimenticare però che qualsiasi progetto di recupero, se non vuole essere effimero, deve essere affiancato da iniziative che ne garantiscano la sostenibilità”.
Visualizza questo post su Instagram