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Guy Verhofstadt: "Sono davvero felice che si stia lavorando affinché la storia dell'ex carcere continui a essere raccontata"

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Guy Verhofstadt: “Sono davvero felice che si stia lavorando affinché la storia dell’ex carcere continui a essere raccontata”

Guy Verhofstadt (foto Ansa)

“So che è un monumento che testimonia passaggi cruciali della storia italiana ed europea e sono davvero felice che si stia lavorando affinché la sua storia continui a essere raccontata. Anche se non ho ancora avuto modo di visitarlo, quindi non mi esprimo sulle questioni pratiche e sulle potenzialità del carcere, per quanto affascinante sia”.

Guy Verhofstadt è stato primo ministro del Belgio dal 1999 al 2008 e dall’anno successivo membro del Parlamento europeo dove è presidente del gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (Alde) e dove ha fondato, insieme ad altri,  il gruppo federalista interparlamentare Spinelli. E con queste poche parole ci racconta come l’ex carcere è visto dall’esterno, da chi non lo conosce da vicino ma lo rispetta per il significato simbolico e per la storia che rappresenta.

Il politico belga è anche il rappresentante del Parlamento europeo nei negoziati per la Brexit e spiega quanto sia importante per lui la memoria collettiva per immaginare il futuro dell’Europa proprio partendo dall’uscita del Regno Unito dall’Unione europea: “La Brexit per me è ovviamente l’esempio migliore e allo stesso tempo peggiore: si è sempre pensato a immagini del passato e a presunte ingiustizie passate, mai a un progetto per il futuro – dice Verhofstadt – Ma tutti abbiamo bisogno di memorie collettive per dare un senso al mondo e al nostro ruolo nel mondo”.

E anche l’ex carcere di Santo Stefano, a suo modo, è un luogo segnato dal suo stesso passato e dalle atrocità di cui è stato palcoscenico. Ma questo non vuol dire, secondo Verhofstadt, che non valga la pena di immaginarlo e raccontarlo declinando i verbi non più al passato, ma al futuro: “Il passato, quando torna, spesso non è gradito. Ma le storie che raccontiamo di noi stessi come cittadini, come nazione, come comunità, come l’Unione Europea, dominano ancora oggi il modo in cui vediamo il mondo. È per questo che i libri di storia sono una fonte inestinguibile di ispirazione per così tante persone e, per lo stesso motivo, i musei sono creativi e vivaci come non lo sono mai stati”.

Verhofstadt, proprio nella convinzione che il passato possa ispirare il futuro, nel 2010 ha contribuito a dare vita al gruppo interparlamentare intitolato a Spinelli: “Quando abbiamo iniziato, dieci anni fa, per noi era chiaro che l’analisi di Spinelli nel Manifesto di Ventotene fosse ancora rilevante. E lo è ancora oggi, più che mai. La divisione non è tanto tra sinistra e destra, tra cristiani, socialisti o liberal-democratici, ma tra nazionalisti e federalisti”.

Un’analisi che, secondo il politico belga, non perde lucidità con gli anni ma che anzi rimane oggi attuale come quando è stata scritta nero su bianco nel Manifesto di Ventotene. Negli anni successivi però è successo proprio quello che Spinelli temeva e che il gruppo interparlamentare fondato da Verhofstadt ha l’obiettivo di combattere: “Il nazionalismo ha alzato la sua brutta testa e così, come diceva proprio Spinelli, le “vecchie assurdità” hanno ricominciato a trovare spazio – racconta il politico – E oggi si seminano inutili divisioni, il razzismo è un rischio più grande che mai, il narcisismo delle piccole realtà differenti rende l’Europa divisa e debole. Mentre nel mondo reale, le sfide dovrebbero unirci come europei”.

Il gruppo fondato nel 2010 però non è legato a Spinelli e al manifesto soltanto perché ha voluto omaggiarlo scegliendo il suo nome. Tre punti, secondo Verhofstadt, uniscono il testo “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”, scritto a Ventotene nel 1941, al manifesto del gruppo Spinelli, scritto nelle sedi istituzionali europee quasi 80 anni dopo.

“Uno è la chiarezza: ci sono momenti in cui se ti concentri troppo sui singoli alberi non vedi l’intero bosco. Sono tempi confusi. Sia il manifesto originale che i nostri contributi vogliono offrire chiarezza – spiega il cofondatore del gruppo Spinelli – Nonostante tutta la complessità, da un lato c’è sempre chi vuole continuare a unificare l’Europa e a trovare risposte comuni per il bene comune, e dall’altro c’è chi vorrebbe distruggere l’Unione europea e tutto ciò che rappresenta”.

“Il secondo punto è il realismo. E se la metti in questo modo, ripensi anche a chi sono i realisti e a chi sono i sognatori. È realistico pensare che gli italiani, i belgi o persino gli inglesi possano affrontare il mondo da soli?”, si chiede il parlamentare europeo, facendo riferimento alle minacce dalla Russia, al potere di multinazionali come Facebook, all’instabilità valutaria, ai conflitti geopolitici, al commercio globale e alla posizione opprimente della Cina. “Chi sta vivendo un sogno ingenuo, chi crede che gli europei debbano difendere insieme i propri interessi e valori o chi pensa che si stia meglio da soli? – domanda provocatoriamente –  La politica significa che devi affrontare il futuro e quel futuro sarà europeo, che ci piaccia o no”.

“Il terzo è la convinzione”. Secondo Verhofstadt i politici devono riunirsi attorno a una serie di idee e a una narrazione che le renda fattibili e attraenti. Il gruppo Spinelli vuole offrire una rete per promuovere le idee: “Ci sono molti pensatori federalisti intelligenti in tutta Europa. Quello che vogliamo è armare queste idee, in modo che abbiano un ruolo reale nella politica pratica”. Un passaggio, quello dall’immaginazione alla pratica, dalle idee all’azione, cruciale anche per il progetto di recupero dell’ex carcere. Non a caso il Commissario straordinario del governo Silvia Costa, proprio in questi giorni e in linea con il cronoprogramma, dopo aver raccolto le idee di associazioni ed esperti ha dato il via ai lavori più urgenti di messa in sicurezza sull’isolotto di Santo Stefano.

Giulia Ciancaglini

Author: Giulia

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